Il Ministro Valditara incontra gli Homeschoolers: un nuovo capitolo di collaborazione a vantaggio di ragazzi e famiglie

L'incontro tra il Ministro Valditara e i ragazzi del progetto EDUlearn ha aperto nuove possibilità per l’istruzione parentale in Italia. Grazie alla Fondazione Libera Schola e al network Edupar, le famiglie homeschoolers possono ora contare su un sistema di supporto integrato che permette loro di offrire ai propri figli un’educazione ricca di opportunità e pienamente riconosciuta dalle istituzioni.

 

Questa nuova sinergia tra famiglie, scuole e Ministero rappresenta un passo avanti significativo per il riconoscimento del homeschooling come una scelta educativa legittima e arricchente. Il supporto della Fondazione e la guida di Erika Di Martino garantiranno che le famiglie homeschoolers ricevano l'aiuto e le risorse necessarie per affrontare al meglio questo percorso.

 

L'incontro di Milano ha rappresentato un momento di svolta per il homeschooling in Italia, evidenziando i benefici della collaborazione tra famiglie e istituzioni. Grazie al lavoro della Fondazione Libera Schola e del network Edupar, le famiglie che scelgono l'istruzione parentale potranno contare su un sostegno continuo e qualificato, per il bene dei loro ragazzi e delle future generazioni.

 

Per approfondire le parole del Ministro Valditara e le prospettive sull'istruzione parentale in Italia, guarda il video!

Il Ministro Valditara incontra gli Homeschoolers


Il Ministro dell'Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha recentemente partecipato a un incontro a Milano con un gruppo di homeschoolers del progetto didattico EDUlearn, organizzato dalla Fondazione Libera Schola, un ente non profit ETS. Questo evento, che si è svolto con il supporto del network Edupar, ha segnato un momento importante per il riconoscimento dell’educazione parentale in Italia e ha rafforzato la collaborazione tra famiglie e istituzioni. Il Ministro ha elogiato l'iniziativa, sottolineando i benefici che tale collaborazione porta ai ragazzi e alle famiglie che optano per l'istruzione parentale.


Una vita dedicata all'Istruzione Parentale

L'incontro è stato organizzato da Erika Di Martino, Presidente della Fondazione Libera Schola, che da oltre 15 anni è una delle principali supporter dell'istruzione parentale in Italia. Erika Di Martino è madre di cinque figli, tutti educati in modalità parentale, con uno di loro che ha recentemente intrapreso il percorso universitario presso il Politecnico di Milano. La sua vasta esperienza personale e professionale ha reso la Fondazione Libera Schola un punto di riferimento per le famiglie che scelgono questa modalità educativa.

 

Grazie all’impegno di Di Martino e della Fondazione, le famiglie homeschoolers possono contare su un sostegno concreto e su una rete di contatti che le collega al network Edupar, che da anni favorisce l’incontro e il supporto tra famiglie e progetti educativi alternativi.

Un modello che mette al centro gli studenti

Durante l'incontro, il Ministro Valditara ha elogiato l’educazione parentale come un'opzione educativa in grado di mettere al centro il benessere dei ragazzi. Ha sottolineato che questo modello personalizzato permette ai giovani di sviluppare al massimo le loro potenzialità, rispettando i loro tempi e bisogni specifici. Valditara ha confermato l’impegno del Ministero a supportare questo percorso educativo, evidenziando l'importanza di un dialogo costante tra famiglie, scuole e istituzioni.

 

Il Ministro ha inoltre sottolineato come l’ homeschooling possa rappresentare una grande opportunità educativa e professionale per i ragazzi, preparandoli adeguatamente per il loro futuro accademico e lavorativo.

 Un Supporto Concreto alle Famiglie

Il Ministro ha sottolineato che il Ministero dell'Istruzione intende rafforzare la collaborazione tra famiglie e scuole, per garantire che le famiglie che scelgono l'istruzione parentale ricevano tutto il sostegno necessario. Ha parlato dell'importanza di costruire un rapporto virtuoso e proficuo tra le parti, per assicurare che i ragazzi abbiano accesso a un'educazione di alta qualità. La Fondazione Libera Schola, guidata da Erika Di Martino, gioca un ruolo chiave in questa nuova fase di collaborazione. La Fondazione non solo supporta le famiglie homeschoolers, ma funge da ponte tra le famiglie e il Ministero, offrendo un punto di riferimento stabile e qualificato per chi sceglie l’istruzione parentale.

 

Con il supporto del network Edupar, la Fondazione Libera Schola si impegna a:

 

  • Facilitare il dialogo istituzionale tra le famiglie e il Ministero dell'Istruzione.
  • Fornire supporto pratico e legale alle famiglie, affinché possano navigare con serenità il percorso burocratico legato all’istruzione parentale.
  • Creare una rete di famiglie e progetti educativi, promuovendo uno scambio di risorse ed esperienze tra chi sceglie questo percorso.

 Un Futuro di Crescita e Opportunità

Autore: Erika Di Martino 10 dicembre 2025
Siamo tornati da poco da tre giornate che rimarranno nel cuore di tutti: un piccolo viaggio educativo vissuto nella cornice naturale di Nepi, un luogo immerso nel verde della provincia di Viterbo che, ogni volta, ci accoglie con un silenzio pieno e vibrante. Qui, dove lo sguardo può correre lontano e il ritmo del respiro si distende, bambini e ragazzi ritrovano uno spazio in cui possono finalmente sentirsi leggeri, curiosi, presenti. In questo ambiente così autentico — con partecipanti dai sette ai diciassette anni — si è creata un’atmosfera speciale, resa possibile dall’accoglienza del luogo e dalla presenza del team EDUpar e della Fondazione Libera Schola. Non si è trattato semplicemente di una gita, ma di un percorso educativo che ha toccato mente, emozioni, corpo e relazioni. La natura come educatrice invisibile Uno degli elementi più potenti di queste giornate è stata la natura stessa. Senza bisogno di parole o spiegazioni, ha raggiunto i ragazzi in modo diretto e genuino. Gli animali — i pony tranquilli, gli alpaca curiosi, gli asini pacati, l’imponente struzzo — sono stati compagni silenziosi di apprendimento. Ogni incontro ha suscitato stupore, rispetto, tenerezza, voglia di capire. La natura non giudica: accoglie. Invita ad avvicinarsi con lentezza, ad ascoltare, a osservare davvero. Molti partecipanti hanno raccontato di essersi sentiti più presenti, più sereni. In un mondo sovraccaricato di stimoli digitali, il contesto di Nepi ha restituito loro uno spazio interiore raro e prezioso. Un percorso costruito intorno alla persona L’esperienza proposta non è stata una semplice sequenza di attività, ma un cammino integrato pensato per il benessere globale dei partecipanti. La pedagogia EDUpar e della Fondazione Libera Schola mette al centro il rispetto dei tempi individuali, l’osservazione attenta e la valorizzazione della persona nella sua unicità. A Nepi, questo approccio ha permesso ad ogni ragazzo di entrare nell’esperienza con il proprio passo: nessuna pressione, nessuna performance richiesta. Solo autenticità e presenza. Comunicare con tutto il corpo: public speaking e consapevolezza Una parte fondamentale del programma è stata dedicata alla comunicazione, non solo come uso della voce, ma come modo di stare nel mondo. Attraverso laboratori di public speaking, i ragazzi hanno esplorato postura, contatto visivo, ritmo del discorso, uso dello spazio. È stato sorprendente vedere quanto velocemente molti di loro abbiano trovato sicurezza: chi era timido ha iniziato a emergere, chi parlava troppo rapidamente ha scoperto la potenza delle pause, chi temeva il giudizio ha compreso il valore del gruppo come luogo sicuro. Il corpo è diventato strumento espressivo, un alleato capace di sostenere e rivelare. Guardarsi dentro: valori, emozioni, forze interiori Accanto al lavoro fisico ed espressivo, i partecipanti hanno affrontato momenti di riflessione dedicati alla scoperta di sé. Attraverso attività mirate, hanno esplorato valori personali, punti di forza, paure, desideri e sfide quotidiane. Le conversazioni nate in questi spazi sono state profonde: i più piccoli, con la loro spontaneità, hanno sorpreso per lucidità, gli adolescenti hanno portato complessità e sincerità. Conoscersi è un viaggio impegnativo, ma fondamentale: questi tre giorni hanno offerto un primo passo in quella direzione.
21 novembre 2025
Tre bambini sono stati allontanati dalla loro famiglia e inseriti in una struttura protetta. Palmoli, Abruzzo. Novembre 2025. A motivare la decisione del Tribunale dei Minori dell’Aquila: la scelta di una vita nel bosco, senza servizi a norma, e l’adozione dell’homeschooling in forma dichiarata ma non convenzionale. Una vicenda che ci tocca profondamente come Fondazione Libera Schola, perché solleva interrogativi cruciali sulla libertà educativa, sulla funzione della scuola nella società contemporanea e sul ruolo dello Stato quando le famiglie scelgono percorsi alternativi. Non si tratta di una situazione di abuso, né di incuria nel senso abituale del termine. Si tratta, piuttosto, di una scelta esistenziale e pedagogica alternativa, che ha disturbato il senso comune istituzionalizzato e ha incontrato la reazione più dura possibile: la separazione forzata dei bambini dai genitori. Non è una questione tecnica. È una questione culturale. Questa non è la storia di una famiglia “inadempiente”. È la storia di una famiglia che ha scelto uno stile di vita essenziale, orientato all’autosufficienza, e una forma di educazione parentale basata su ritmi naturali, apprendimento esperienziale e relazioni significative. La scelta dell’unschooling, sebbene non ancora normata nel dettaglio dal nostro ordinamento, non è illegale. È semplicemente fuori dagli schemi. Il Tribunale ha parlato di “pericolo oggettivo” per l’integrità psicofisica dei minori, con particolare riferimento alla vita di relazione e all’assenza di trattamenti sanitari obbligatori. Tuttavia, la vicenda nasce da un episodio accaduto più di un anno fa: un’intossicazione da funghi, risolta in ospedale. Nessun segnale di maltrattamenti, nessuna denuncia per abuso, nessuna situazione di emergenza evidente. Eppure, a distanza di mesi, arriva una decisione che cambia per sempre la vita di questi bambini. Se davvero ci fosse stato un rischio così grave, perché la giustizia ha atteso oltre dodici mesi? Se c’era un pericolo reale, l’intervento sarebbe dovuto essere immediato. Invece, è arrivato sotto la pioggia di novembre con cinque pattuglie dei carabinieri e l’esecuzione di un decreto che pare più una punizione ideologica che una misura di tutela. Socializzazione: davvero serve la scuola per imparare a stare con gli altri? Nel decreto si legge che “la deprivazione del confronto tra pari” potrebbe avere effetti negativi sullo sviluppo. È un argomento che da anni viene utilizzato per screditare l’educazione parentale, senza però tenere conto della complessità del concetto di socializzazione. Perché mai si dovrebbe presupporre che la relazione umana autentica avvenga solo dentro le mura scolastiche? La socializzazione non nasce tra file di banchi, ma nella libertà di esplorare, nella possibilità di scegliere le proprie relazioni, nei legami significativi e intergenerazionali che molti bambini oggi non vivono più nemmeno tra i banchi. La socializzazione scolastica imposta, spesso sterile e carica di dinamiche di controllo e competizione, non è sinonimo di crescita relazionale sana. Migliaia di studenti italiani vivono ogni giorno in contesti scolastici poveri di ascolto, presenza e autenticità. Non si parla mai di questo quando si invoca la “vita di relazione”. La relazione non si impone. Si costruisce. E l’isolamento può avvenire anche in classe, quando le emozioni vengono negate, quando l’adulto di riferimento è distante, quando la pressione performativa sostituisce la cura. I numeri che il sistema dimentica È necessario ricordare alcuni dati fondamentali, troppo spesso ignorati nel dibattito pubblico. In Italia, un minore su quattro sotto i 16 anni vive in condizioni di povertà o esclusione sociale. Il tasso di abbandono scolastico precoce si attesta al 10,5%, con punte che superano il 30% tra i minori rom e stranieri. Nei contesti più fragili, i bambini non vanno a scuola, non ricevono supporto educativo né sanitario, vivono spesso in ambienti degradati, ma lo Stato interviene solo a tratti, in modo discontinuo e poco risolutivo. Inoltre, i disturbi psicologici tra i minori scolarizzati sono in forte aumento: ansia, depressione, autolesionismo, disturbi alimentari sono ormai fenomeni diffusi anche nella fascia tra i 10 e i 14 anni. Eppure, il sistema scolastico non viene messo in discussione. Nessuno ordina allontanamenti forzati in massa dalle scuole. Nessuno parla di “vita di relazione compromessa” per i bambini che trascorrono le giornate isolati dietro uno schermo o in aule affollate senza ascolto né cura. Un precedente pericoloso Il caso Palmoli non è isolato. Solo pochi mesi fa, a Roma, un’intera comunità condominiale si è mobilitata per evitare la sottrazione coatta di una bambina. In altre situazioni, invece, la giustizia non ha saputo intervenire per tempo, lasciando bambini in ambienti gravemente pericolosi. Questo ci dice che non esiste una reale coerenza nell’intervento dello Stato. Esiste, piuttosto, una crescente insofferenza verso chi esce dai binari prestabiliti. Il punto non è essere d’accordo con tutto ciò che fanno queste famiglie. Il punto è che il dissenso educativo non può e non deve essere criminalizzato. Chi sceglie di vivere in modo sobrio, di educare fuori dalla scuola, di usare l’acqua del pozzo e di riscaldare con la legna, non è automaticamente un genitore pericoloso. Cosa possiamo fare Come Fondazione Libera Schola: •⁠ ⁠Monitoriamo il caso di Palmoli con attenzione, insieme a realtà amiche e legali esperti. •⁠ ⁠Difendiamo il diritto alla scelta educativa responsabile e consapevole. •⁠ ⁠Sosteniamo famiglie che educano fuori dalla scuola con serietà e coerenza. •⁠ ⁠Promuoviamo una cultura del rispetto verso la diversità pedagogica. •⁠ ⁠Invitiamo tutti a firmare la petizione in difesa della famiglia ( link ) e a condividere questa storia. La libertà educativa non è un privilegio. È un diritto umano fondamentale. Se oggi si può togliere un figlio a una famiglia solo perché vive nel bosco e non ha l’acqua corrente, domani si potrà fare lo stesso con chi vive in una comune, in un camper, in una yurta, in cohousing rurale o semplicemente... ha scelto di non mandare il proprio figlio a scuola. Tutelare i bambini significa anche tutelare il diritto dei genitori a educarli in modo diverso, quando questo avviene con amore, presenza e responsabilità. Perché non esiste educazione senza libertà. E non esiste libertà senza il coraggio di difenderla.