L'Istruzione Parentale: Un Approccio Flessibile

L'Istruzione Parentale: Un Approccio Flessibile


L'ordinamento italiano prevede l'obbligo di istruzione per un periodo minimo di dieci anni, a partire dai 6 anni di età. In questo contesto, i genitori hanno la possibilità di scegliere liberamente come educare e istruire i propri figli, rispettando le loro caratteristiche e aspirazioni, senza necessariamente aderire a un percorso scolastico tradizionale. Questa libertà offre una vasta gamma di possibilità, consentendo alle famiglie di costruire percorsi educativi unici e su misura per i propri figli.

 

Scuole Parentali

Le scuole parentali rappresentano un'opzione educativa per le famiglie che preferiscono una forma di istruzione collettiva, ma che rimane al di fuori del sistema scolastico statale. Queste scuole non rilasciano titoli di studio riconosciuti e si basano sui principi della libertà educativa sanciti dalla legge. Possono essere scuole religiose, scuole nel bosco, democratiche, libertarie o ispirate a metodi alternativi come quello steineriano.

 

Dal punto di vista formale, le scuole parentali seguono gli stessi diritti e principi dell'istruzione parentale, ma adottano un approccio pedagogico simile a quello scolastico. Gli studenti partecipano a incontri regolari, suddivisi per età, e seguono programmi prestabiliti, spesso in spazi dedicati, separati dalla vita quotidiana. Nonostante la loro innovatività e l'impegno del personale, queste scuole si allontanano dai principi dell'homeschooling, in quanto affidano l'educazione a specialisti esterni piuttosto che ai genitori.

 

 Scuola a Casa

Alcune famiglie optano per una gestione autonoma dell'istruzione domestica, assumendo tutor o insegnanti privati, oppure insegnando direttamente ai propri figli. Questo approccio, spesso definito come "scuola a casa", riproduce il modello scolastico all'interno dell'ambiente domestico, ma con maggiore flessibilità. La famiglia può gestire il tempo e lo spazio in modo personalizzato, con il vantaggio di adattare i ritmi di apprendimento alle esigenze dei bambini.

 

La scelta dei tutor o delle scuole di riferimento per eventuali esami di fine anno rimane a discrezione dei genitori, che possono selezionare ciò che meglio si adatta alle proprie convinzioni educative. Questo approccio, pur essendo più strutturato, offre alle famiglie un controllo maggiore rispetto alla scuola tradizionale, mantenendo tuttavia una certa vicinanza al modello scolastico.

 

Istruzione e Apprendimento in Famiglia: Il Cuore dell'Homeschooling

L'istruzione familiare vera e propria è quella che meglio rappresenta l'essenza dell'homeschooling, dove l'apprendimento avviene naturalmente all'interno della vita quotidiana. Non esiste un metodo unico o codificato: l'attenzione si concentra sulle esigenze individuali del bambino, valorizzando le sue caratteristiche e adattando il percorso educativo alle sue inclinazioni personali.

 

In questo contesto, l'istruzione non è separata dal resto della vita familiare. Le lezioni non si svolgono in un ambiente dedicato o in orari fissi, ma si integrano con le esperienze quotidiane, favorendo un apprendimento naturale e continuo. Questo approccio permette di sviluppare competenze chiave in modo spontaneo, spesso attraverso la curiosità e la passione del bambino, piuttosto che seguendo programmi rigidi.

 

Integrazione con Lezioni Online: Un Supporto Non Invasivo

Negli ultimi anni, molte famiglie che adottano l'istruzione familiare hanno iniziato a integrare l'apprendimento domestico con lezioni online, una modalità che offre supporto senza compromettere la libertà educativa. Le lezioni online permettono agli studenti di approfondire argomenti specifici con l'aiuto di insegnanti qualificati, ma in modo flessibile e non invasivo.

 

Questa opzione risulta particolarmente utile per materie più complesse o per fornire un accompagnamento regolare, mantenendo comunque l’autonomia della famiglia nella gestione dell'istruzione. Le lezioni si svolgono da casa, evitando la necessità di spostamenti, e hanno costi accessibili, rendendole una soluzione ideale per chi desidera combinare il meglio dell'homeschooling con il supporto di esperti.

 

I Benefici di un Approccio Globale

L'istruzione familiare va ben oltre l'apprendimento accademico. Essa coinvolge l'intero nucleo familiare in un processo di crescita e sviluppo che abbraccia sia gli aspetti cognitivi che quelli emotivi e sociali del bambino. La gestione del tempo e dello spazio in modo autonomo consente una personalizzazione completa dell'educazione, adattandola alle reali esigenze della famiglia. In conclusione, l'istruzione familiare offre alle famiglie la possibilità di creare un percorso educativo ricco e su misura, sostenendo la crescita del bambino in tutte le sue dimensioni.

Autore: Erika Di Martino 10 dicembre 2025
Siamo tornati da poco da tre giornate che rimarranno nel cuore di tutti: un piccolo viaggio educativo vissuto nella cornice naturale di Nepi, un luogo immerso nel verde della provincia di Viterbo che, ogni volta, ci accoglie con un silenzio pieno e vibrante. Qui, dove lo sguardo può correre lontano e il ritmo del respiro si distende, bambini e ragazzi ritrovano uno spazio in cui possono finalmente sentirsi leggeri, curiosi, presenti. In questo ambiente così autentico — con partecipanti dai sette ai diciassette anni — si è creata un’atmosfera speciale, resa possibile dall’accoglienza del luogo e dalla presenza del team EDUpar e della Fondazione Libera Schola. Non si è trattato semplicemente di una gita, ma di un percorso educativo che ha toccato mente, emozioni, corpo e relazioni. La natura come educatrice invisibile Uno degli elementi più potenti di queste giornate è stata la natura stessa. Senza bisogno di parole o spiegazioni, ha raggiunto i ragazzi in modo diretto e genuino. Gli animali — i pony tranquilli, gli alpaca curiosi, gli asini pacati, l’imponente struzzo — sono stati compagni silenziosi di apprendimento. Ogni incontro ha suscitato stupore, rispetto, tenerezza, voglia di capire. La natura non giudica: accoglie. Invita ad avvicinarsi con lentezza, ad ascoltare, a osservare davvero. Molti partecipanti hanno raccontato di essersi sentiti più presenti, più sereni. In un mondo sovraccaricato di stimoli digitali, il contesto di Nepi ha restituito loro uno spazio interiore raro e prezioso. Un percorso costruito intorno alla persona L’esperienza proposta non è stata una semplice sequenza di attività, ma un cammino integrato pensato per il benessere globale dei partecipanti. La pedagogia EDUpar e della Fondazione Libera Schola mette al centro il rispetto dei tempi individuali, l’osservazione attenta e la valorizzazione della persona nella sua unicità. A Nepi, questo approccio ha permesso ad ogni ragazzo di entrare nell’esperienza con il proprio passo: nessuna pressione, nessuna performance richiesta. Solo autenticità e presenza. Comunicare con tutto il corpo: public speaking e consapevolezza Una parte fondamentale del programma è stata dedicata alla comunicazione, non solo come uso della voce, ma come modo di stare nel mondo. Attraverso laboratori di public speaking, i ragazzi hanno esplorato postura, contatto visivo, ritmo del discorso, uso dello spazio. È stato sorprendente vedere quanto velocemente molti di loro abbiano trovato sicurezza: chi era timido ha iniziato a emergere, chi parlava troppo rapidamente ha scoperto la potenza delle pause, chi temeva il giudizio ha compreso il valore del gruppo come luogo sicuro. Il corpo è diventato strumento espressivo, un alleato capace di sostenere e rivelare. Guardarsi dentro: valori, emozioni, forze interiori Accanto al lavoro fisico ed espressivo, i partecipanti hanno affrontato momenti di riflessione dedicati alla scoperta di sé. Attraverso attività mirate, hanno esplorato valori personali, punti di forza, paure, desideri e sfide quotidiane. Le conversazioni nate in questi spazi sono state profonde: i più piccoli, con la loro spontaneità, hanno sorpreso per lucidità, gli adolescenti hanno portato complessità e sincerità. Conoscersi è un viaggio impegnativo, ma fondamentale: questi tre giorni hanno offerto un primo passo in quella direzione.
21 novembre 2025
Tre bambini sono stati allontanati dalla loro famiglia e inseriti in una struttura protetta. Palmoli, Abruzzo. Novembre 2025. A motivare la decisione del Tribunale dei Minori dell’Aquila: la scelta di una vita nel bosco, senza servizi a norma, e l’adozione dell’homeschooling in forma dichiarata ma non convenzionale. Una vicenda che ci tocca profondamente come Fondazione Libera Schola, perché solleva interrogativi cruciali sulla libertà educativa, sulla funzione della scuola nella società contemporanea e sul ruolo dello Stato quando le famiglie scelgono percorsi alternativi. Non si tratta di una situazione di abuso, né di incuria nel senso abituale del termine. Si tratta, piuttosto, di una scelta esistenziale e pedagogica alternativa, che ha disturbato il senso comune istituzionalizzato e ha incontrato la reazione più dura possibile: la separazione forzata dei bambini dai genitori. Non è una questione tecnica. È una questione culturale. Questa non è la storia di una famiglia “inadempiente”. È la storia di una famiglia che ha scelto uno stile di vita essenziale, orientato all’autosufficienza, e una forma di educazione parentale basata su ritmi naturali, apprendimento esperienziale e relazioni significative. La scelta dell’unschooling, sebbene non ancora normata nel dettaglio dal nostro ordinamento, non è illegale. È semplicemente fuori dagli schemi. Il Tribunale ha parlato di “pericolo oggettivo” per l’integrità psicofisica dei minori, con particolare riferimento alla vita di relazione e all’assenza di trattamenti sanitari obbligatori. Tuttavia, la vicenda nasce da un episodio accaduto più di un anno fa: un’intossicazione da funghi, risolta in ospedale. Nessun segnale di maltrattamenti, nessuna denuncia per abuso, nessuna situazione di emergenza evidente. Eppure, a distanza di mesi, arriva una decisione che cambia per sempre la vita di questi bambini. Se davvero ci fosse stato un rischio così grave, perché la giustizia ha atteso oltre dodici mesi? Se c’era un pericolo reale, l’intervento sarebbe dovuto essere immediato. Invece, è arrivato sotto la pioggia di novembre con cinque pattuglie dei carabinieri e l’esecuzione di un decreto che pare più una punizione ideologica che una misura di tutela. Socializzazione: davvero serve la scuola per imparare a stare con gli altri? Nel decreto si legge che “la deprivazione del confronto tra pari” potrebbe avere effetti negativi sullo sviluppo. È un argomento che da anni viene utilizzato per screditare l’educazione parentale, senza però tenere conto della complessità del concetto di socializzazione. Perché mai si dovrebbe presupporre che la relazione umana autentica avvenga solo dentro le mura scolastiche? La socializzazione non nasce tra file di banchi, ma nella libertà di esplorare, nella possibilità di scegliere le proprie relazioni, nei legami significativi e intergenerazionali che molti bambini oggi non vivono più nemmeno tra i banchi. La socializzazione scolastica imposta, spesso sterile e carica di dinamiche di controllo e competizione, non è sinonimo di crescita relazionale sana. Migliaia di studenti italiani vivono ogni giorno in contesti scolastici poveri di ascolto, presenza e autenticità. Non si parla mai di questo quando si invoca la “vita di relazione”. La relazione non si impone. Si costruisce. E l’isolamento può avvenire anche in classe, quando le emozioni vengono negate, quando l’adulto di riferimento è distante, quando la pressione performativa sostituisce la cura. I numeri che il sistema dimentica È necessario ricordare alcuni dati fondamentali, troppo spesso ignorati nel dibattito pubblico. In Italia, un minore su quattro sotto i 16 anni vive in condizioni di povertà o esclusione sociale. Il tasso di abbandono scolastico precoce si attesta al 10,5%, con punte che superano il 30% tra i minori rom e stranieri. Nei contesti più fragili, i bambini non vanno a scuola, non ricevono supporto educativo né sanitario, vivono spesso in ambienti degradati, ma lo Stato interviene solo a tratti, in modo discontinuo e poco risolutivo. Inoltre, i disturbi psicologici tra i minori scolarizzati sono in forte aumento: ansia, depressione, autolesionismo, disturbi alimentari sono ormai fenomeni diffusi anche nella fascia tra i 10 e i 14 anni. Eppure, il sistema scolastico non viene messo in discussione. Nessuno ordina allontanamenti forzati in massa dalle scuole. Nessuno parla di “vita di relazione compromessa” per i bambini che trascorrono le giornate isolati dietro uno schermo o in aule affollate senza ascolto né cura. Un precedente pericoloso Il caso Palmoli non è isolato. Solo pochi mesi fa, a Roma, un’intera comunità condominiale si è mobilitata per evitare la sottrazione coatta di una bambina. In altre situazioni, invece, la giustizia non ha saputo intervenire per tempo, lasciando bambini in ambienti gravemente pericolosi. Questo ci dice che non esiste una reale coerenza nell’intervento dello Stato. Esiste, piuttosto, una crescente insofferenza verso chi esce dai binari prestabiliti. Il punto non è essere d’accordo con tutto ciò che fanno queste famiglie. Il punto è che il dissenso educativo non può e non deve essere criminalizzato. Chi sceglie di vivere in modo sobrio, di educare fuori dalla scuola, di usare l’acqua del pozzo e di riscaldare con la legna, non è automaticamente un genitore pericoloso. Cosa possiamo fare Come Fondazione Libera Schola: •⁠ ⁠Monitoriamo il caso di Palmoli con attenzione, insieme a realtà amiche e legali esperti. •⁠ ⁠Difendiamo il diritto alla scelta educativa responsabile e consapevole. •⁠ ⁠Sosteniamo famiglie che educano fuori dalla scuola con serietà e coerenza. •⁠ ⁠Promuoviamo una cultura del rispetto verso la diversità pedagogica. •⁠ ⁠Invitiamo tutti a firmare la petizione in difesa della famiglia ( link ) e a condividere questa storia. La libertà educativa non è un privilegio. È un diritto umano fondamentale. Se oggi si può togliere un figlio a una famiglia solo perché vive nel bosco e non ha l’acqua corrente, domani si potrà fare lo stesso con chi vive in una comune, in un camper, in una yurta, in cohousing rurale o semplicemente... ha scelto di non mandare il proprio figlio a scuola. Tutelare i bambini significa anche tutelare il diritto dei genitori a educarli in modo diverso, quando questo avviene con amore, presenza e responsabilità. Perché non esiste educazione senza libertà. E non esiste libertà senza il coraggio di difenderla.