Homeschoolers nello Spazio: il gruppo di Milano vince Space Dream 2025

Space Dream 2025

Una straordinaria avventura tra creatività, scienza e collaborazione ha portato un gruppo di piccoli homeschooler a vincere Space Dream 2025, il concorso nazionale promosso dal CTNA – Cluster Tecnologico Nazionale Aerospazio, in collaborazione con ASI, INAF, CNR e INGV.

Ma da dove nasce tutto questo? Come spesso accade nel mondo dell’educazione parentale, è stato un interesse autentico di un bambino – la passione per l’astronomia – ad accendere la scintilla.

Sabrina, mamma homeschooler e promotrice del progetto, ci racconta: “L’ispirazione parte sempre dai nostri figli. Mio figlio amava l’astronomia e così ho cercato un’occasione che potesse trasformare quell’interesse in qualcosa di più grande. Space Dream è stata la risposta perfetta.”


Anche Monica, mamma homeschooler, conferma: “Quando ho letto il bando ho pensato subito a lui. Era entusiasta solo all’idea. In homeschooling cerchiamo proprio questo: trasformare un interesse in una possibilità di apprendimento vero, profondo e condiviso.”


Giocare per conoscere lo Spazio


La missione assegnata ai bambini si intitolava “Passatempi spaziali”: un grande cartellone da 70x100 cm contenente giochi ispirati all’Universo – rebus, cruciverba, piste cifrate, giochi di logica e osservazione – con l’obiettivo di avvicinare i più piccoli ai temi spaziali in modo creativo e ludico.

L’approccio educativo è stato semplice ma profondo: letture in biblioteca, brainstorming di gruppo, laboratori all’aperto. Le mamme hanno organizzato incontri in cui i bambini potevano progettare e creare insieme, alternando lavoro e gioco. “Unire scienza e creatività per noi è naturale,” racconta Sabrina. “Abbiamo lasciato spazio alla fantasia, ma sempre partendo da fonti scientifiche affidabili.”

Monica aggiunge: “Abbiamo voluto strutturare il lavoro per dare ai bambini strumenti reali. Ogni bambino ha curato una parte del gioco, cercando informazioni scientifiche, ma anche usando la fantasia per renderlo interessante per altri coetanei. È stato un bellissimo laboratorio di autonomia.”

La sfida più grande? Incontrarsi!


Come accade spesso nell’homeschooling, la vera difficoltà non è stata didattica, ma logistica: trovare il tempo per incontrarsi, tra mille progetti educativi diversi. “Ogni famiglia ha i propri ritmi e impegni. Ma quando l’obiettivo è condiviso, ci si organizza, ci si incastra, ci si incontra.”

Monica sottolinea l’importanza del lavoro in team anche tra adulti: “La collaborazione tra genitori è stata preziosa. Ci siamo supportati, consigliati, a volte semplicemente incoraggiati. Questo rende l’istruzione parentale un’esperienza anche di comunità.”


La voce dei protagonisti


E i bambini? Come hanno vissuto questa avventura? Nicolas, 10 anni, racconta: “A me lo spazio è sempre piaciuto tantissimo! Quando ho saputo del concorso ho subito detto: ‘Sì, voglio partecipare!’. Mi piaceva l’idea di inventare dei giochi spaziali e imparare cose nuove. Poi lavorare con gli altri del gruppo è stato bello, perché ognuno ha messo un pezzo diverso, come un puzzle.”

E poi, il giorno della premiazione….“Sì! Quando hanno chiamato il nostro nome e ci hanno detto che avevamo vinto il primo premio! Non ci credevo! È stato bellissimo… E poi andare a Roma è stato emozionante: abbiamo visto tanti progetti, conosciuto persone importanti che lavorano nello spazio, e fatto domande come dei veri scienziati!” La vera magia è esplosa il 5 giugno, durante la premiazione. I piccoli homeschooler hanno avuto l’opportunità di incontrare e fare domande a vere scienziate, donne straordinarie come la Dott.ssa Amalia Ercoli-Finzi, la Prof.ssa Fulvia Quagliotti e la Dott.ssa Federica Duras.

Un’occasione rara, che ha acceso ancora di più la curiosità dei bambini e dimostrato che la scienza è per tutti, anche per chi cresce fuori dalle aule scolastiche. “Alcuni bambini ci hanno stupito con domande come ‘Cosa c’era prima del Big Bang?’ o ‘Ci sono pianeti abitabili come la Terra?’ – racconta Monica – ma è proprio questo il bello dell’educazione parentale: la libertà di esplorare anche ciò che sembra troppo difficile.”


Vuoi partecipare anche tu con i tuoi figli?


Eventi come Space Dream sono occasioni preziose per le famiglie in educazione parentale: permettono ai bambini di coltivare le proprie passioni, lavorare in gruppo, sviluppare competenze trasversali come la creatività, la ricerca, il pensiero critico e la comunicazione. Offrono momenti di confronto, ispirazione e crescita reale – non solo per i più piccoli, ma anche per noi genitori.

Partecipare a questi progetti aiuta a rompere l’isolamento, costruire legami, e dimostrare che educare in libertà non significa essere soli. “Per noi è stato un modo per imparare tutti insieme,” conclude Monica. “Nicolas ha scoperto di poter essere parte di qualcosa di grande, e io ho visto che l’educazione può davvero fiorire anche fuori dai banchi.”


Sempre più spesso, esperienze come questa dimostrano che anche la società si sta aprendo agli homeschoolers, riconoscendo il valore e l’originalità dei percorsi educativi alternativi. È il momento di prenderci con coraggio il posto e il ruolo che ci spettano, come famiglie che educano con responsabilità, visione e amore. L’istruzione parentale non è un privilegio, ma un diritto costituzionale sancito dall’articolo 30 della Costituzione Italiana. Difenderlo e viverlo appieno significa contribuire attivamente a un cambiamento culturale più ampio, in cui ogni bambino possa essere davvero libero di crescere secondo i propri tempi, talenti e sogni.

Autore: Matteo Curto 2 ottobre 2025
Quando le famiglie si incontrano, nasce una nuova educazione Dal 24 al 28 settembre 2025, la Fondazione Libera Schola ha partecipato a un incontro internazionale dedicato alle famiglie che praticano istruzione parentale. La cornice? La città di Brașov , in Romania, con le sue mura antiche, le montagne sullo sfondo e un’atmosfera che ha saputo accogliere con calore oltre cento famiglie da tutta Europa e Nord Africa. Abbiamo vissuto giornate intense di scambi, ispirazioni e pratiche concrete. Le mattine erano dedicate a tavoli di lavoro per genitori su temi chiave: organizzazione dell’apprendimento, burocrazia nei diversi paesi, lavoro da remoto, gestione familiare. I pomeriggi si aprivano alla scoperta del territorio, con visite culturali e attività genitori-figli. Le serate comunitarie si concludevano spesso attorno a un grande falò , tra racconti, canti tradizionali rumeni, danze collettive e piatti condivisi. Lì, nel cerchio del fuoco, ci siamo ricordati perché facciamo ciò che facciamo: per costruire legami che nutrono l’apprendimento e la crescita. La presenza di giovani adulti cresciuti fuori dal sistema scolastico tradizionale ha dato un segnale forte: sì, è possibile crescere liberi e competenti, quando si è accompagnati con fiducia. Le famiglie hanno condiviso strumenti, idee, ma anche dubbi e vulnerabilità. Questo rende questi incontri così preziosi: non si torna solo con appunti, ma con visioni. In un’Europa dove in alcuni paesi – come Germania e Svezia – l’homeschooling è ancora vietato, e in altri – come la Slovenia – è limitato da esami statali massivi, costruire alleanze internazionali è fondamentale. Anche il Regno Unito vive oggi pressioni politiche per restringere la libertà educativa. La comunità educante come risposta alla frammentazione Uno degli aspetti più toccanti dell’incontro a Brașov è stato vedere come famiglie che parlano lingue diverse, vivono in contesti molto differenti e seguono approcci pedagogici eterogenei, riescano comunque a costruire un linguaggio comune . Un linguaggio fatto di ascolto, curiosità, rispetto per i tempi dei bambini e desiderio autentico di crescita condivisa. In un mondo in cui l’educazione viene sempre più appiattita su standard, test e conformismo, riconoscersi come comunità educante transnazionale è un atto culturale e politico potente. Le famiglie presenti a Brașov non erano semplicemente “fuori dalla scuola”: erano dentro un progetto più ampio di rigenerazione sociale, che parte dalla relazione e dalla fiducia nelle potenzialità di ogni essere umano. La Fondazione Libera Schola si inserisce in questa visione come punto di riferimento per chi desidera costruire, non solo scegliere un’alternativa. La nostra presenza a Brașov ha permesso di intrecciare nuovi legami con realtà educative in Romania, Ungheria, Polonia e paesi anglofoni, con cui stiamo già avviando progetti congiunti di ricerca, mobilità e formazione . Perché educare fuori dalla scuola non significa “fare da soli”, ma costruire nuove strade, insieme . E in tempi di incertezza, essere parte di una rete viva, radicata e orientata al bene comune è ciò che rende possibile non solo resistere, ma fiorire . La Fondazione Libera Schola è nata anche per questo: non solo per sostenere le famiglie nel quotidiano, ma per presidiare con consapevolezza il diritto a una pedagogia viva, libera e autentica , contribuendo a costruire una rete europea che difenda l’infanzia, la famiglia e il futuro. Perché un’altra educazione non solo è possibile, esiste già e ogni incontro ci ricorda che non siamo soli. Homeschooling Europe è un’Associazione non profit con sede a Losanna, in Svizzera. Creata secondo le leggi del Canton Vaud, difende il diritto fondamentale dei genitori di scegliere l’educazione dei propri figli e promuove la libertà di homeschooling in tutta Europa. L’associazione rappresenta e sostiene le famiglie e le organizzazioni nazionali, fornisce informazioni e contatti utili, facilita la ricerca e l’accesso a risorse, organizza incontri e conferenze. Homeschooling Europe lavora affinché i genitori possano esercitare pienamente il loro diritto di scelta educativa, sempre nell’interesse dei bambini.
2 ottobre 2025
Nel settembre 2025 l’UNESCO ha pubblicato Homeschooling through a Human Rights Lens , un documento che analizza l’istruzione parentale all’interno del quadro dei diritti umani. (trovi il pdf sfogliabile in fondo all'articolo) Si tratta di un passaggio rilevante perché, per la prima volta, un organismo internazionale riconosce apertamente l’homeschooling come una forma legittima di educazione, pur evidenziando al tempo stesso alcune sfide e criticità. Lo studio nasce dall’Initiative on the Evolving Right to Education, avviata nel 2023 per ripensare il diritto all’educazione alla luce delle trasformazioni del XXI secolo. Tra i temi trattati vi sono l’apprendimento digitale, l’educazione permanente, i diritti dei gruppi vulnerabili e l’accesso all’istruzione superiore. Un riconoscimento esplicito dell’homeschooling Uno degli elementi più significativi del documento è la chiara distinzione tra homeschooling e altre forme educative. L’UNESCO afferma infatti: “Homeschooling stands apart from traditional and non-traditional schooling because it is primarily parent-directed, home-based, flexible in duration, and involves direct parental responsibility.”  L’homeschooling si distingue dalla scuola tradizionale e non tradizionale perché è principalmente diretto dai genitori, svolto a casa, flessibile nella durata e implica una responsabilità diretta dei genitori. Questo passaggio conferisce all’istruzione familiare una piena dignità educativa, riconoscendola come un modello autonomo e distinto, incentrato sul ruolo diretto delle famiglie. La questione della qualità educativa Un altro aspetto centrale riguarda la definizione e la valutazione della “qualità” nell’homeschooling. L’UNESCO sottolinea che questo è un campo complesso, dove i dati sono ancora scarsi e spesso metodologicamente deboli. “Assessing quality in homeschooling is challenging due to limited data, methodological flaws in existing studies, and the diversity of homeschooling contexts.”  Valutare la qualità dell’homeschooling è difficile a causa della scarsità di dati, dei limiti metodologici degli studi esistenti e della diversità dei contesti. Il documento evidenzia quindi la necessità di ulteriori ricerche e di un maggiore impegno da parte delle associazioni e delle comunità educative. Le famiglie possono avere un ruolo determinante nel fornire dati, esperienze e testimonianze capaci di arricchire il dibattito internazionale. Il tema della socializzazione Lo studio richiama l’articolo 29 della Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia, ribadendo che l’educazione non si limita all’acquisizione di conoscenze, ma deve favorire lo sviluppo sociale, il pensiero critico e la partecipazione attiva alla vita comunitaria. “Education should promote socialization, critical thinking, and participation in social life.”  L’educazione dovrebbe promuovere la socializzazione, il pensiero critico e la partecipazione alla vita sociale. Pur riconoscendo che molti bambini educati in famiglia sviluppano buone capacità relazionali, il documento esprime preoccupazione per la possibile mancanza di esposizione a prospettive diverse. Questo punto richiama l’attenzione sull’importanza di creare occasioni di incontro, attività culturali, momenti comunitari e spazi di confronto che possano arricchire l’esperienza dei ragazzi in istruzione parentale. I punti di forza individuati Tra gli aspetti positivi messi in luce dal documento, spiccano alcuni elementi rilevanti per la difesa dell’homeschooling: La legittimità riconosciuta, che distingue l’istruzione familiare come percorso educativo distinto e valido. La flessibilità e l’adattabilità, considerate fondamentali per rispondere ai bisogni individuali e culturali dei bambini. Il pluralismo educativo, reso evidente dalla difficoltà di definire e misurare in modo uniforme la qualità. La necessità di incrementare la ricerca, che offre spazio alle famiglie per contribuire con dati e testimonianze dirette. Le criticità da affrontare Accanto ai riconoscimenti positivi, il documento mantiene una prospettiva fortemente legata allo Stato. Alcuni punti sollevano infatti preoccupazioni tra le famiglie e le associazioni: L’approccio “statocentrico”, con grande enfasi su regolamentazione, registrazione e controlli. Le perplessità relative alla socializzazione, che rischiano di perpetuare stereotipi non sempre fondati. L’identificazione della qualità con gli standard scolastici, che può escludere approcci alternativi e innovativi. L’attenzione alle procedure di controllo, a fronte di una scarsa riflessione su come sostenere concretamente le famiglie. Il rapporto UNESCO Homeschooling through a Human Rights Lens rappresenta un passaggio storico: per la prima volta, l’istruzione parentale entra ufficialmente nel linguaggio dei diritti umani a livello globale. Questo apre nuove opportunità per il dialogo con le istituzioni, ma richiede anche vigilanza. Da un lato, le famiglie possono fare leva sul riconoscimento della legittimità dell’homeschooling e sulla valorizzazione della sua flessibilità. Dall’altro, occorre rispondere con dati ed esperienze concrete ai dubbi sollevati, soprattutto riguardo alla socializzazione e alla qualità educativa. In definitiva, il documento UNESCO segna un passo avanti importante, ma conferma anche la necessità di un impegno costante da parte delle famiglie, delle associazioni e delle comunità homeschooler per garantire che il diritto all’educazione sia pienamente riconosciuto anche nella sua forma familiare.