Libere Ludere: Un Progetto di Gioco Libero per il Futuro dei Nostri Bambini e Ragazzi

Libere Ludere: Un Progetto di Gioco Libero per il Futuro dei Nostri Bambini e Ragazzi


Libere Ludere è un progetto innovativo e coinvolgente che mette al centro il gioco libero, offrendo un’esperienza unica in cui bambini e ragazzi decidono le attività, promuovendo divertimento e apprendimento. Il nostro obiettivo è creare una comunità attiva in tutta Italia, coinvolgendo famiglie ed enti/associazioni.



Il Contesto del Gioco Libero


Il sistema educativo attuale e le routine giornaliere spesso seguono uno schema rigido basato su un modello di standardizzato che non tiene conto delle individualità dei nostri figli. Questo può limitare la creatività, l'autonomia e la passione per l'apprendimento. La nostra sfida è creare un ambiente educativo stimolante, flessibile e personalizzato, che tenga conto anche delle amicizie e delle relazioni sociali.


Il gioco libero è fondamentale per lo sviluppo di una mente aperta e creativa. Permette ai bambini di pensare fuori dagli schemi, cercare soluzioni innovative ai problemi e affrontare le sfide con coraggio. Quando i bambini sono liberi di esplorare il mondo senza restrizioni, possono seguire i loro interessi naturali e sviluppare un amore genuino per l'apprendimento. Questa libertà di scelta li incoraggia a diventare pensatori indipendenti e a prendere iniziative, qualità essenziali per il loro futuro successo.


Inoltre, il gioco libero aiuta a sviluppare abilità sociali preziose come la collaborazione, la comunicazione e la gestione dei conflitti. Durante il gioco, i bambini imparano a negoziare, a condividere e a lavorare insieme per raggiungere obiettivi comuni. Queste interazioni sociali spontanee sono fondamentali per costruire relazioni solide e per imparare a gestire situazioni di conflitto in modo costruttivo. 


Il gioco libero offre anche l'opportunità di sperimentare e capire le emozioni proprie e altrui, favorendo lo sviluppo dell'empatia. I bambini imparano a riconoscere e rispettare le emozioni degli altri, migliorando così la loro capacità di relazionarsi in modo positivo con i coetanei. Questo tipo di apprendimento esperienziale non può essere replicato in ambienti strutturati e controllati, rendendo il gioco libero un elemento insostituibile per una crescita equilibrata e completa.


Mancanza di Tempo per il Gioco Libero


In un mondo sempre più orientato verso la tecnologia e l'apprendimento strutturato, è essenziale riscoprire il valore del gioco libero. Dobbiamo creare spazi e tempi dedicati a questa attività fondamentale, permettendo ai nostri bambini di sviluppare tutto il loro potenziale in un ambiente che valorizza la loro creatività e autonomia.

In molti casi, i bambini non hanno più il tempo a disposizione per essere liberi di giocare senza la supervisione degli adulti. La loro vita quotidiana è spesso riempita di attività strutturate, compiti scolastici e impegni vari, lasciando poco spazio al gioco spontaneo e libero.


Effetti Negativi della Mancanza di Gioco Libero


La mancanza di gioco libero ha conseguenze significative sullo sviluppo dei bambini. Senza la possibilità di giocare liberamente, i bambini possono diventare meno creativi e meno capaci di risolvere problemi in modo autonomo. Inoltre, la carenza di gioco libero può portare a un aumento dello stress e della pressione, limitando la capacità dei bambini e adolescenti di rilassarsi e divertirsi. Anche le competenze sociali possono risentirne, poiché essi hanno meno opportunità di interagire spontaneamente con i loro coetanei.


Promuovere il Gioco Libero con Libere Ludere


Libere Ludere offre una soluzione concreta a questo problema. Partecipare al progetto significa dedicare tempo specifico al gioco libero nella routine quotidiana dei bambini. Le famiglie possono organizzare eventi locali, come picnic nel parco o giornate all’aria aperta, dove i bambini possono giocare liberamente senza interventi adulti. Questo non solo favorisce lo sviluppo creativo e sociale dei bambini, ma li aiuta anche a costruire relazioni significative in un contesto di gioco libero.


Unisiciti alla Fondazione Libera Schola.

Partecipare a Libere Ludere è semplice! Diventate membri della Fondazione Libera Schola e organizzate un evento nella vostra zona, invitando altre famiglie a partecipare. Potrebbe essere un picnic nel parco, una giornata all’aria aperta o un laboratorio creativo. Oppure scegliete di partecipare a un’attività già creata che rispecchi le vostre passioni e interessi, perché nel gioco libero voi siete gli autori delle vostre avventure!


Unendovi alla Fondazione Libera Schola, diventerete parte di una comunità che sostiene e valorizza il gioco libero come un modo divertente ed efficace per imparare e crescere. Avrete l’opportunità di incontrare altre famiglie e condividere esperienze, risorse e idee. Insieme possiamo creare un ambiente in cui i bambini e i ragazzi si sentano liberi di esprimersi, mettere in gioco la loro creatività e sviluppare le proprie passioni.

Autore: Erika Di Martino 10 dicembre 2025
Siamo tornati da poco da tre giornate che rimarranno nel cuore di tutti: un piccolo viaggio educativo vissuto nella cornice naturale di Nepi, un luogo immerso nel verde della provincia di Viterbo che, ogni volta, ci accoglie con un silenzio pieno e vibrante. Qui, dove lo sguardo può correre lontano e il ritmo del respiro si distende, bambini e ragazzi ritrovano uno spazio in cui possono finalmente sentirsi leggeri, curiosi, presenti. In questo ambiente così autentico — con partecipanti dai sette ai diciassette anni — si è creata un’atmosfera speciale, resa possibile dall’accoglienza del luogo e dalla presenza del team EDUpar e della Fondazione Libera Schola. Non si è trattato semplicemente di una gita, ma di un percorso educativo che ha toccato mente, emozioni, corpo e relazioni. La natura come educatrice invisibile Uno degli elementi più potenti di queste giornate è stata la natura stessa. Senza bisogno di parole o spiegazioni, ha raggiunto i ragazzi in modo diretto e genuino. Gli animali — i pony tranquilli, gli alpaca curiosi, gli asini pacati, l’imponente struzzo — sono stati compagni silenziosi di apprendimento. Ogni incontro ha suscitato stupore, rispetto, tenerezza, voglia di capire. La natura non giudica: accoglie. Invita ad avvicinarsi con lentezza, ad ascoltare, a osservare davvero. Molti partecipanti hanno raccontato di essersi sentiti più presenti, più sereni. In un mondo sovraccaricato di stimoli digitali, il contesto di Nepi ha restituito loro uno spazio interiore raro e prezioso. Un percorso costruito intorno alla persona L’esperienza proposta non è stata una semplice sequenza di attività, ma un cammino integrato pensato per il benessere globale dei partecipanti. La pedagogia EDUpar e della Fondazione Libera Schola mette al centro il rispetto dei tempi individuali, l’osservazione attenta e la valorizzazione della persona nella sua unicità. A Nepi, questo approccio ha permesso ad ogni ragazzo di entrare nell’esperienza con il proprio passo: nessuna pressione, nessuna performance richiesta. Solo autenticità e presenza. Comunicare con tutto il corpo: public speaking e consapevolezza Una parte fondamentale del programma è stata dedicata alla comunicazione, non solo come uso della voce, ma come modo di stare nel mondo. Attraverso laboratori di public speaking, i ragazzi hanno esplorato postura, contatto visivo, ritmo del discorso, uso dello spazio. È stato sorprendente vedere quanto velocemente molti di loro abbiano trovato sicurezza: chi era timido ha iniziato a emergere, chi parlava troppo rapidamente ha scoperto la potenza delle pause, chi temeva il giudizio ha compreso il valore del gruppo come luogo sicuro. Il corpo è diventato strumento espressivo, un alleato capace di sostenere e rivelare. Guardarsi dentro: valori, emozioni, forze interiori Accanto al lavoro fisico ed espressivo, i partecipanti hanno affrontato momenti di riflessione dedicati alla scoperta di sé. Attraverso attività mirate, hanno esplorato valori personali, punti di forza, paure, desideri e sfide quotidiane. Le conversazioni nate in questi spazi sono state profonde: i più piccoli, con la loro spontaneità, hanno sorpreso per lucidità, gli adolescenti hanno portato complessità e sincerità. Conoscersi è un viaggio impegnativo, ma fondamentale: questi tre giorni hanno offerto un primo passo in quella direzione.
21 novembre 2025
Tre bambini sono stati allontanati dalla loro famiglia e inseriti in una struttura protetta. Palmoli, Abruzzo. Novembre 2025. A motivare la decisione del Tribunale dei Minori dell’Aquila: la scelta di una vita nel bosco, senza servizi a norma, e l’adozione dell’homeschooling in forma dichiarata ma non convenzionale. Una vicenda che ci tocca profondamente come Fondazione Libera Schola, perché solleva interrogativi cruciali sulla libertà educativa, sulla funzione della scuola nella società contemporanea e sul ruolo dello Stato quando le famiglie scelgono percorsi alternativi. Non si tratta di una situazione di abuso, né di incuria nel senso abituale del termine. Si tratta, piuttosto, di una scelta esistenziale e pedagogica alternativa, che ha disturbato il senso comune istituzionalizzato e ha incontrato la reazione più dura possibile: la separazione forzata dei bambini dai genitori. Non è una questione tecnica. È una questione culturale. Questa non è la storia di una famiglia “inadempiente”. È la storia di una famiglia che ha scelto uno stile di vita essenziale, orientato all’autosufficienza, e una forma di educazione parentale basata su ritmi naturali, apprendimento esperienziale e relazioni significative. La scelta dell’unschooling, sebbene non ancora normata nel dettaglio dal nostro ordinamento, non è illegale. È semplicemente fuori dagli schemi. Il Tribunale ha parlato di “pericolo oggettivo” per l’integrità psicofisica dei minori, con particolare riferimento alla vita di relazione e all’assenza di trattamenti sanitari obbligatori. Tuttavia, la vicenda nasce da un episodio accaduto più di un anno fa: un’intossicazione da funghi, risolta in ospedale. Nessun segnale di maltrattamenti, nessuna denuncia per abuso, nessuna situazione di emergenza evidente. Eppure, a distanza di mesi, arriva una decisione che cambia per sempre la vita di questi bambini. Se davvero ci fosse stato un rischio così grave, perché la giustizia ha atteso oltre dodici mesi? Se c’era un pericolo reale, l’intervento sarebbe dovuto essere immediato. Invece, è arrivato sotto la pioggia di novembre con cinque pattuglie dei carabinieri e l’esecuzione di un decreto che pare più una punizione ideologica che una misura di tutela. Socializzazione: davvero serve la scuola per imparare a stare con gli altri? Nel decreto si legge che “la deprivazione del confronto tra pari” potrebbe avere effetti negativi sullo sviluppo. È un argomento che da anni viene utilizzato per screditare l’educazione parentale, senza però tenere conto della complessità del concetto di socializzazione. Perché mai si dovrebbe presupporre che la relazione umana autentica avvenga solo dentro le mura scolastiche? La socializzazione non nasce tra file di banchi, ma nella libertà di esplorare, nella possibilità di scegliere le proprie relazioni, nei legami significativi e intergenerazionali che molti bambini oggi non vivono più nemmeno tra i banchi. La socializzazione scolastica imposta, spesso sterile e carica di dinamiche di controllo e competizione, non è sinonimo di crescita relazionale sana. Migliaia di studenti italiani vivono ogni giorno in contesti scolastici poveri di ascolto, presenza e autenticità. Non si parla mai di questo quando si invoca la “vita di relazione”. La relazione non si impone. Si costruisce. E l’isolamento può avvenire anche in classe, quando le emozioni vengono negate, quando l’adulto di riferimento è distante, quando la pressione performativa sostituisce la cura. I numeri che il sistema dimentica È necessario ricordare alcuni dati fondamentali, troppo spesso ignorati nel dibattito pubblico. In Italia, un minore su quattro sotto i 16 anni vive in condizioni di povertà o esclusione sociale. Il tasso di abbandono scolastico precoce si attesta al 10,5%, con punte che superano il 30% tra i minori rom e stranieri. Nei contesti più fragili, i bambini non vanno a scuola, non ricevono supporto educativo né sanitario, vivono spesso in ambienti degradati, ma lo Stato interviene solo a tratti, in modo discontinuo e poco risolutivo. Inoltre, i disturbi psicologici tra i minori scolarizzati sono in forte aumento: ansia, depressione, autolesionismo, disturbi alimentari sono ormai fenomeni diffusi anche nella fascia tra i 10 e i 14 anni. Eppure, il sistema scolastico non viene messo in discussione. Nessuno ordina allontanamenti forzati in massa dalle scuole. Nessuno parla di “vita di relazione compromessa” per i bambini che trascorrono le giornate isolati dietro uno schermo o in aule affollate senza ascolto né cura. Un precedente pericoloso Il caso Palmoli non è isolato. Solo pochi mesi fa, a Roma, un’intera comunità condominiale si è mobilitata per evitare la sottrazione coatta di una bambina. In altre situazioni, invece, la giustizia non ha saputo intervenire per tempo, lasciando bambini in ambienti gravemente pericolosi. Questo ci dice che non esiste una reale coerenza nell’intervento dello Stato. Esiste, piuttosto, una crescente insofferenza verso chi esce dai binari prestabiliti. Il punto non è essere d’accordo con tutto ciò che fanno queste famiglie. Il punto è che il dissenso educativo non può e non deve essere criminalizzato. Chi sceglie di vivere in modo sobrio, di educare fuori dalla scuola, di usare l’acqua del pozzo e di riscaldare con la legna, non è automaticamente un genitore pericoloso. Cosa possiamo fare Come Fondazione Libera Schola: •⁠ ⁠Monitoriamo il caso di Palmoli con attenzione, insieme a realtà amiche e legali esperti. •⁠ ⁠Difendiamo il diritto alla scelta educativa responsabile e consapevole. •⁠ ⁠Sosteniamo famiglie che educano fuori dalla scuola con serietà e coerenza. •⁠ ⁠Promuoviamo una cultura del rispetto verso la diversità pedagogica. •⁠ ⁠Invitiamo tutti a firmare la petizione in difesa della famiglia ( link ) e a condividere questa storia. La libertà educativa non è un privilegio. È un diritto umano fondamentale. Se oggi si può togliere un figlio a una famiglia solo perché vive nel bosco e non ha l’acqua corrente, domani si potrà fare lo stesso con chi vive in una comune, in un camper, in una yurta, in cohousing rurale o semplicemente... ha scelto di non mandare il proprio figlio a scuola. Tutelare i bambini significa anche tutelare il diritto dei genitori a educarli in modo diverso, quando questo avviene con amore, presenza e responsabilità. Perché non esiste educazione senza libertà. E non esiste libertà senza il coraggio di difenderla.